FIDUCIA A CHI?
Un classico consiglio comunale dell’era Minervini, ritagliato sulle esigenze dell’esecutivo, convocato, quasi con fastidio, soltanto per rispettare alcune scadenze di bilancio.
Come sempre le prerogative del consiglio vengono disattese e ignorate.
Infatti due interpellanze, una sulle urbanizzazioni del comparto 17, l’altra sugli impianti pubblicitari a led e a video, benchè protocollate più sei mesi fa, non sono state ancora discusse in consiglio comunale.
Non sappiamo, per esempio, ancora perché nel comparto 17 uno spazio che sarebbe dovuto diventare un parco, ora è una discarica a cielo aperto, con grave rischio per la salute dei cittadini residenti.
Per non parlare del nuovo regolamento del Consiglio comunale, ormai da tempo licenziato da parte della terza commissione, ma nel limbo da mesi.
Ma il sindaco chiede fiducia, soltanto per se stesso, senza neanche nominare il dimissionato assessore, nonostante la pioggia di avvisi di garanzia che si è abbattuta, non solo su esponenti politici, ma anche sulla macchina amministrativa.
Bontà sua, si mette a disposizione della magistratura (che altro avrebbe potuto fare), ma rimane al suo posto incollato alla poltrona.
Invece oggettivamente le indagini della magistratura hanno depotenziato definitivamente l’azione politica della maggioranza e del sindaco.
Purtroppo questa legge elettorale maggioritaria, ammalata di personalismi, fa coincidere la persona con l’istituzione.
Per questo, consapevoli di quanto sarebbe dannoso il ritorno di un commissario in caso di dimissioni, chiediamo al sindaco di fare un passo di lato, con una autosospensione a garanzia della città e della sua persona.
Il sindaco si dichiara sereno ma non la sua maggioranza, in cui i gruppi consiliari si moltiplicano ogni giorno che passa.
Un sindaco depotenziato e una maggioranza divisa e litigiosa partoriscono un bilancio all’insegna del galleggiamento, che evidenzia problemi ma non propone soluzioni.
Paradossalmente quello che in questo anno abbiamo sempre e puntualmente denunciato, dentro e fuori dalla aule del palazzo di Città, ce lo siamo ritrovati scritto e raccontato, nero su bianco, nei documenti finanziari in approvazione nel Consiglio di ieri.
E’ il caso dell’entrata dell’Asm nella Sanb, ma a quali condizioni, con quali tutele per i lavoratori non si sa, l’amministrazione si limita a registrare il problema.
È stato affidato un incarico per quantificare il valore dell’Asm, ma i patti parasociali che dovrebbero regolare i rapporti tra Asm e Sanb a che punto sono? Non é dato saperlo.
Smart che più smart non si può.