Il triste show di “Monsignor” Azzollini durante il Molfetta Day

Di   10/09/2010

Nel giorno del Molfetta Day, in cui in Consiglio comunale autorità e istituzioni hanno salutato le
delegazioni dei Molfettesi emigrati, il Sindaco Azzollini ha perso un’occasione per tacere e fare
bella figura.
Dopo aver detto che gli immigrati sul suolo cittadino rappresentano un problema (già… un
problema, non una risorsa) da affrontare “nella solidarietà e con responsabilità”, si è lanciato in una dissertazione dottrinale sulle varie confessioni della religione cristiana, rubando la scena al Vescovo (evidentemente dopo la carica di sindaco e senatore aspira anche a quella di monsignore).
Tale premessa preludeva alle dichiarazioni secondo cui, nell’affrontare il problema
dell’inserimento degli stranieri, non ci deve essere “nessuna confusione, è necessario accettare le
regole culturali e religiose del paese di accoglienza, lavorare, integrarsi e alla fine affermare la
propria identità, come hanno fatto all’inizio del secolo XIX gli emigrati di Molfetta e dell’Italia”, il Sindaco ha poi proseguito affermando che “se non è permesso ai cittadini italiani di professare
la propria religione “nei paesi stranieri, noi non dovremmo fare il contrario e lasciare che gli
altri ci dicano cosa fare”. In altre parole dovremmo rendere pan per focaccia.
Ora, tralasciando gli approcci culturali e l’apertura alla diversità che non stanno nel corredo
politico della forza politica cui il Sindaco appartiene, queste dichiarazioni da legge del taglione
vanno censurate, specie se proferite da un Senatore della Repubblica Italiana che mostra di non
conoscere la Costituzione che rende il nostro paese laico e diverso da quelli in cui non vigono certe libertà (e a cui la logica cavernicola dell’occhio per occhio di Azzollini ci condurrebbe).
All’intervento del vescovo Martella, che invitava ad aprire la nostra terra per evitare che quanti
oggi arrivano subiscano quello spaesamento e quelle difficoltà che i molfettesi all’estero hanno
conosciuto, il Sindaco ha opposto la sua parola ottusa ed egoistica. Con quale logica poi certi
personaggi pensano di conciliare certe affermazioni con la sbandierata identità cristiana questo sì che è un mistero della fede.
Abbiamo, invece, apprezzato parzialmente l’intervento del consigliere di maggioranza
Spaccavento che, ricordando le difficoltà dei conterranei emigrati in passato, auspicava che mai più ci fossero ghetti in cui rinchiudere gli emigranti all’arrivo in un nuovo paese. Forse il suo
riferimento andava ad Ellis Island negli Usa dove i nostri emigranti venivano controllati, visitati e schedati.
Ebbene, forse a Spaccavento è sfuggito che quei “ghetti” oggi esistono nella “civile e progredita”
Italia, si tratta dei CIE (Centri di Identificazione ed Espulsione) in cui coloro che non hanno
commesso nessun reato sono detenuti amministrativamente e privati della libertà di movimento,
uomini e donne costrette a migrare per rifarsi una nuova vita, che hanno scelto di venire in Europa per migliorare le proprie condizioni.
Forse le stesse motivazioni che in parte nel secolo scorso hanno mosso i nostri emigranti
molfettesi verso altri paesi. E forse per rispetto di questa memoria sofferente, fatta di distacco e
perdite, oltre che di meritati successi professionali, il Sindaco avrebbe fatto bene a tacere, non
sapendo dire parole di rispetto per i migranti tutti, quelli di ieri e quelli di oggi, quelli molfettesi e
quelli non molfettesi.
Molfetta, 10 settembre 2010
Gianni Porta
Consigliere Comunale
Prc-Federazione della Sinistra

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