Gianni Porta a Bruxelles. Video e testo dell’intervento

Di   14/02/2017

Gianni Porta a Bruxelles

Video e testo dell’intervento

Cliccando sull’immagine potete vedere,nel primo dei due video, a partire dal minuto 2:12:30 l’intervento di Gianni Porta tenuto lo scorso 8 febbraio 2017 presso il Parlamento Europeo per il durante il convegno organizzato dal GUE( gruppo della sinistra unita al Palamento euroneo) dal titolo “il lavoro, i diritti sociali e la solidarietà negli Enti locali”. Di seguito invece potete leggete il testo del suo intervento

 

 

Gianni Porta 

componente Direttivo nazionale ANCI

QUALI LEVE EFFETTIVE PER DIFENDERE E GARANTIRE IL LAVORO, I DIRITTI E LA SOLIDARIETA’

L’OPPORTUNITA’ OFFERTA DALLE AZIENDE DI GESTIONE E FORNITURA DI SERVIZI PUBBLICI LOCALI

  1. QUALI LEVE

 

I temi del lavoro, dei diritti sociali e della solidarietà negli Enti locali, delle azioni per difendere i diritti dei cittadini dalle politiche neoliberiste di austerità, dalla precarietà, dalla disoccupazione sono decisivi per rispondere alla crisi che ha investito il continente e in particolare alcuni paesi del sud Europa.

È importante il confronto tra esperienze ed elaborazioni, a partire dai Comuni e dalla democrazia negli Enti locali di tutta Europa per conoscere esperienze e mutuare quanto di buono ed efficace si è costruito altrove contro le politiche di austerità dettate dall’Unione europea e dai governi nazionali guidati da popolari e socialisti che hanno imposto nelle Costituzioni nazionali il pareggio di bilancio e nelle leggi di bilancio i tagli allo stato sociale (scuola, pensioni e sanità). Ringrazio pertanto l’opportunità offertami in questa giornata organizzata dal Gue/Ngl e dalla Rete europea delle amministrazioni progressiste che mi consente di portare l’esperienza politica e amministrativa di un Comune di 60.000 abitanti – Molfetta – della regione Puglia nel sud dell’Italia, di cui sono stato consigliere comunale dal 2009 al 2016 (dal 2008 al 2012 la prima esperienza all’opposizione, dal 2013 al 2016 in maggioranza). È stata questa esperienza per il Partito della Rifondazione Comunista che mi ha consentito poi di entrare anche nell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani.

Spesso dimentichiamo a livello locale, o diamo per scontato, che senza rimettere in discussione le scelte europee e insieme i governi nazionali e regionali che le sostengono, i dibattiti ad es. sulla qualità della scuola pubblica oppure della sanità pubblica sono falsati perché fanno apparire il taglio delle risorse come un fatto naturale mentre invece sono il frutto di scelte politiche che noi abbiamo sempre criticato e avversato.

Ma c’è un altro pericolo che va superato ovvero ritenere impossibile qualsiasi intervento a livello locale per contrastare le politiche di mercificazione e privatizzazione. Diventa dunque decisivo capire quali leve economiche e giuridiche si possono utilizzare a livello locale, cosa un Comune può fare per rilanciare, sollecitare, guidare un processo di sovranità economica sul territorio, a fronte dei tagli nazionali e di legislazioni che impediscono alla pubblica amministrazione di intervenire nei processi economici a favore dei cittadini.

 

  1. L’AUSTERITY

 

Per quanto riguarda gli Enti locali italiani bisogna necessariamente partire da alcuni dati come il taglio di non meno di 40 mld di euro dei trasferimenti statli negli ultimi sei anni, tagli imposti dal patto di stabilità e propagandati dai governi come revisione della spesa pubblica “improduttiva”. Anche secondo l’Anci (Temi urgenti sulla finanza locale, incontro con il ministro Padoan, 12 febbraio 2015) “Il contributo richiesto al comparto dei Comuni per il risanamento della finanza pubblica è stato particolarmente gravoso, come riconosciuto da ultimo anche nel rapporto annuale della Corte dei Conti, che ha sottolineato la sproporzione dell’apporto degli enti territoriali alle manovre finanziarie”.

Un altro aspetto dell’attacco agli Enti locali come presidi democratici di prossimità risiede nell’architettura istituzionale che ha ispirato e continua a ispirare le leggi di “riforma e riordino” istituzionale, basti pensare alla Legge “Del Rio” che ha introdotto elezioni di secondo livello per i consigli metropolitani e provinciali. Una riduzione di sovranità popolare che non solo attua una restrizione della sfera democratica ma azzoppa il ruolo degli Enti locali di rappresentanza effettiva delle comunità, allargando la distanza tra governanti e governati, contribuendo paradossalmente a rendere meno efficaci le istituzioni e il loro grado di legittimità. In questo modo si amplifica la crisi della politica e della partecipazione di massa, a tutto vantaggio di soluzioni tecnocratiche ma anche clientelari.

In questa crisi economica che amplifica la crisi della democrazia rappresentativa e di partecipazione al governo da parte delle masse organizzate, è diventato anche più difficile nel nostro paese resistere a una torsione neo-centralista che negli ultimi anni ha penalizzato le autonomie locali, dopo una prima fase della globalizzazione, negli anni Novanta e nei primi anni Duemila, in cui si era generalmente fatta strada una politica trasversalmente favorevole a maggiori autonomie regionali, provinciali e comunali.

Invece è obbligatorio riaffermare livelli accettabili di autonomia fiscale locale, di sovranità sulle gestione dei servizi pubblici locali (nuovamente sotto attacco in Italia dopo la mancata attuazione del referendum sull’acqua del 2011), di ripubblicizzazione delle aziende partecipate.

 

  1. L’ESEMPIO “ACQUA”

 

Questo capitolo è significativo della storia recente del nostro paese e della regione da cui provengo, la Puglia, proprietaria al 100% di un’azienda spa – Acquedotto pugliese – che gestisce reti idriche per oltre 21.000 km (30 volte la lunghezza del Po), poco più di 10.000 km di reti fognarie e 182 depuratori.

Dopo 6 anni dal pronunciamento in un referendum popolare nazionale che bocciava la privatizzazione del servizio idrico, le recenti normative in tema di servizi pubblici (principalmente il DECRETO LEGISLATIVO 19 agosto 2016, n. 175, Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica) riaffermano i principi della tutela e promozione della concorrenza, la razionalizzazione e riduzione delle partecipazioni pubbliche, i vincoli alle assunzioni, la riduzione del numero delle partecipazioni, l’incentivazione dei processi di aggregazione, infine, l’eliminazione del controllo pubblico.

Servirebbe in tal senso non solo una campagna politica ma anche un’azione istituzionale a livello europeo e con le reti degli amministratori locali per valorizzare ed estendere quelle parti della la normativa comunitaria che sono meno restrittive delle legislazioni nazionali in materia, che non obbligano alla privatizzazione dei servizi pubblici locali e che contemplano le forme di auto-produzione cioè la possibilità per la Pubblica Amministrazione che è tenuta a fornire un servizio ai cittadini, di farlo da sé utilizzando forme di auto-produzione, di diritto pubblico e di diritto privato, senza obbligo di rivolgersi al mercato.

Questa azione a livello comunitario, insieme alle modifiche di statuti regionali e locali, può creare problemi agli interessi privati che vogliono scarnificare le ricchezze pubbliche comunali e locali, può servire a dare effettività alle campagne politiche e alle nostre petizioni di principio. È un lavoro di coordinamento che serve ad arginare una direzione intrapresa dagli anni Novanta del secolo scorso: quella di introdurre i criteri del mercato all’interno dei servizi pubblici locali e privatizzarne la gestione, nella convinzione che l’unico modo per restituire efficienza al settore sia quello di introdurre criteri di concorrenza.

Il rinnovato attacco ai servizi pubblici e alle aziende comunali che erogano servizi e garantiscono migliore qualità e sicurezza del lavoro risiede nella crisi che ha investito il mondo dal 2008 e si abbatte anche sulle istituzioni locali. I grandi gruppi nazionali e multinazionali cercano di rispondere alla crisi recuperando quote di mercati “sicuri” e “garantiti” per un sistema economico privato in crisi di redditività. Il rilancio delle privatizzazioni dei servizi pubblici risponde agli interessi di gruppi finanziari desiderosi di poter contare su business regolati da tariffe, flussi di cassa elevati, prevedibili e stabili nel tempo, titoli tendenzialmente poco volatili e molto generosi in termini di dividendi.

Piuttosto, invece, bisognerebbe restituire libertà alle comunità locali di decidere nei singoli casi e a seconda delle condizioni concrete come utilizzare le risorse a loro disposizione e come organizzare servizi migliori per i cittadini.

 

  1. AZIENDE LOCALI PER LA COESIONE TERRITORIALE

 

Dunque serve una battaglia per la difesa della gestione pubblica dei servizi pubblici locali, unendola a quella contro il patto di stabilità e per una riforma democratica degli Enti locali, senza questi imprescindibili elementi è difficile riaffermare livelli accettabili di autonomia fiscale locale, di sovranità sulle gestione dei servizi pubblici locali, di ripubblicizzazione delle aziende partecipate.

Se si amputano gli Enti locali di queste leve operative, di queste possibilità essi diminuiscono la loro possibilità di intermediazione con il cittadino. Quotidianamente le comunità locali chiedono risorse, servizi, risposte urgenti di servizi sociali, welfare, servizi pubblici legati alla gestione dei rifiuti, dei trasporti, dell’energia per fare qualche esempio. È insensato oltre che sbagliato impedire che gli EE.LL.  divengano luoghi di autogoverno in grado di programmare uno sviluppo sostenibile economicamente, ambientalmente, solido perché non dipendente prevalentemente da circuiti economici e finanziari de-territorializzati, in grado di promuovere reti e servizi.

Senza dare queste leve agli enti locali e alle società pubbliche comunali o intercomunali (in house o aziende speciali) li si priva di capacità di governo effettivo, affossando i legami e la coesione sociale delle comunità, allargando ancora di più il campo della crisi che rischia di essere pagata sempre di più dalle classi più deboli così come a livello europeo dai paesi più periferici.

Sono queste le linee guida che hanno guidato localmente l’azione del nostro partito e del nostro rappresentante che ha avuto il compito di gestire una società comunale a totale capitale pubblico, l’Azienda Servizi Municipalizzati che si occupa di gestire il servizio di raccolta rifiuti e ambientale della città: difendere la proprietà pubblica da ogni intento privatizzatore; introduzione di nuove modalità di raccolta dei rifiuti; nuovi investimenti in impianti industriali di trattamento dei rifiuti; mantenimento dei livelli di occupazione e programmazione di nuove assunzioni tramite procedure concorsuali.

È a nulla possono servire i fondi comunitari che rappresentano soluzioni straordinarie a fronte della mancanza di un progetto di sviluppo e di autogoverno delle comunità locali, tanto più che le varie linee di fondi europei sono attivate quando gli Enti locali si inseriscono in scelte e griglie progettuali le cui finalità spesso sono decise a livello sovranazionale senza ricognizione delle condizioni particolari, per cui grazie al combinato disposto delle quote di cofinanziamento obbligatorio si assiste al paradosso dello sperpero di risorse enormi in progetti che non rispondo alle necessità delle comunità locali, aggravando le loro situazioni di bilancio poiché li si obbliga – in costante presenza di tagli ai fondi ordinari dello Stato – a cofinanziare opere spesso decise altrove.

Sono questi alcuni temi e alcuni settori che abbiamo voluto sinteticamente illustrare per mostrare come si giochi su di essi una partita decisiva poiché senza autentici livelli di democrazia, autonomia, sovranità e partecipazione diventa impossibile rafforzare gli Enti locali come presidio democratico delle comunità, come casamatta utilizzabile concretamente anche per intervenire nelle vertenze sociali ed economiche dei territori, per dirigere lo sviluppo economico ed ecologico alternativo alle logiche del capitalismo privato e sempre più deterritorializzato che guarda ai territori locali come risorsa da spremere per estrarre valore e ricchezza da rapinare.

 

Bruxelles, 8 febbraio 2017

 


Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.