Preferire l’acqua di casa alla Casa dell’acqua

Di   14/06/2015

Approfittiamo del comunicato stampa della Giunta Comunale sull’inaugurazione della “Casa dell’acqua” in via di Vittorio per spiegare le ragioni del nostro disaccordo su tale scelta.
È apprezzabile la definitiva sparizione di una bancarella abusiva della frutta, ma non stiamo parlando di abusivismo in questo caso. Siamo convinti anche della buona fede di chi ha voluto adottare questa misura per promuovere una cultura del riciclo ma continuiamo a pensare che l’installazione di questi erogatori a pagamento di acqua pubblica, proveniente comunque sempre dall’Acquedotto, è in contraddizione con la lettera e lo spirito del referendum del 2011. Anzi proprio la confusione tra le politiche del riciclo e quelle della gestione del bene “acqua” rappresenta un errore. Infatti non avremmo sollevato nessuna perplessità se si fosse trattato di erogatori di altri prodotti o merci, ad es. come latte, pasta, legumi o detersivi come avviene altrove, che ci auguriamo ben presto possano sorgere nella nostra città.
L’acqua però non è una merce o un prodotto tra gli altri, ma è un diritto universale. La “Casa dell’acqua” invece non è una fontana a disposizione gratuita di tutti, senza alcuna “remunerazione del capitale investito” per chi la gestisce (come prevedeva il referendum vinto nel 2011). Altro non è che un erogatore a gettoni o tessera che garantisce ottimi margini di guadagno a chi la gestisce. E non ci si venga a dire che comunque rimane al cittadino il diritto di scelta tra l’acqua gratuita e quella a pagamento perché parliamo di diritti e non di quale marca di dentifricio scegliere al supermercato!
Secondo, l’erogazione di acqua naturale e gassata, microfiltrata, trattata e refrigerata fa credere che essa sia di migliore qualità rispetto a quella erogata attraverso le fontane pubbliche gratuite e dai rubinetti delle nostre abitazioni dall’Acquedotto che invece deve soddisfare i criteri stabiliti dalle leggi sulla distribuzione di acqua destinata al consumo umano e quindi, viene controllata quotidianamente. Non si può dire certo che ci siano gli stessi controlli quotidiani obbligatori sulle acque imbottigliate: ma grazie a ingenti investimenti nella pubblicità da parte delle multinazionali del settore, gli italiani sono il secondo popolo consumatore di acque imbottigliate al mondo.
Terzo, abituare i cittadini al prelievo di acqua da un sistema a gettoni o a tessera piuttosto che da una fontana gratuita, conferma l’attitudine a concepire il cittadino come consumatore più che titolare di diritti (in questo caso al bene comune “acqua”), con l’aggravante che la vendita di acqua non avviene più solo nei punti vendita privati ma per strada con l’avallo della pubblica amministrazione.
Ciò detto, non abbiamo alcun problema a riconoscere l’impegno dell’Amministrazione nella manutenzione delle fontane che auspichiamo continui anche attraverso la mappatura di tutte le fontane pubbliche, le indicazioni ben visibili sulla loro ubicazione e l’incentivazione all’utilizzo dell’acqua di casa (più che della “Casa dell’acqua”) spendendo pochi soldi per una manutenzione ordinaria e annuale delle proprie cisterne o serbatoi.
A maggior ragione adesso che si è venuta a creare malauguratamente una doppia corsia di accesso all’acqua pubblica, una gratuita e una a pagamento. Noi come sempre, continueremo a preferire l’acqua gratuita e l’acqua di casa alle “Case dell’acqua”.
Approfittiamo dell’occasione per ricordare che il 30 aprile il Senato ha approvato il disegno di legge delega Madia sulla pubblica amministrazione: dietro questo provvedimento si nasconde un nuovo attacco all’esito referendario consegnando una delega in bianco al Governo con precise indicazioni volte al rilancio della privatizzazione dell’acqua e dei servizi pubblici locali. Le norme inserite negli articoli 13 e 14 puntano a limitare drasticamente la possibilità di gestione pubblica, incentivano i processi di aggregazione tra aziende intorno ai quattro colossi multiutilities attuali (A2A, Iren, Hera e Acea) già collocati in Borsa, oltre a favorire la perdita del controllo pubblico dei soggetti gestori. Tutto questo è in aperta contraddizione con la volontà popolare espressa nei referendum e sottolineamo che un’altra strada è praticabile, come dimostra l’esperienza di Napoli in cui il servizio idrico è stato ripubblicizzato.
Richiediamo, inoltre, come fanno i movimenti per l’acqua bene comune, l’approvazione della legge d’iniziativa popolare “Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico” su cui abbiamo raccolto le firme nel 2006 e che è stata depositata nuovamente a marzo 2013.
“Perché si scrive Acqua, si legge Democrazia.”

Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea circolo di Molfetta “Palestina libera”
L’ALtra Puglia


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