Contro le guerre imperialiste e ogni fondamentalismo

Di   23/11/2015

kurdistan_plakat_a3-01_kopieLa strage di Parigi, nella sua tragicità, non ha caratteri che la rendano diversa dalle stragi che insanguinano da anni Medio Oriente, Maghreb e Africa Subsahariana, in cui uccisioni ed esplosioni, talora anche di entità maggiori, sono diventate purtroppo all’ordine del giorno. Non è solo il fondamentalismo islamico a generare “terrore”, ogni fondamentalismo religioso alimenta odio e uccide in giro per il mondo: quotidianamente il fondamentalismo ebraico e sionista depreda, reprime e miete vittime in Palestina, il fondamentalismo cristiano-cattolico assale migranti, dà alle fiamme centri di accoglienza o giunge ad ammazzare come nel caso Breivik in Norvegia.

Al “terrore” non bisogna risponde in maniera “terrorista”: i bombardamenti aerei indiscriminati semmai aggravano una situazione già esasperata e generano maggiore sostegno a chi si presenta come nemico di chi bombarda (giova ricordare che la Francia è presente militarmente in Medio Oriente da quasi un anno, ben prima dell’attacco a Charlie Hebdò).
Accanto alla guerra, e motivate dalla lotta al terrorismo, in Europa e in occidente si sperimentano legislazioni speciali e “stati di emergenza” che limitano ultieriormente le libertà personali e collettive: tra le altre (in Francia) il conferimento di poteri speciali ai prefetti, la possibilità di dichiarare coprifuoco, interrompere la circolazione, impedire manifestazioni pubbliche, scioperi e chiudere temporaneamente luoghi di aggregazione come sale da concerto e stadi. E’ poi sotto gli occhi di tutti la militarizzazione e la “sospensione” della vita pubblica in atto in Belgio in questi ultimi giorni.
Dall’altra parte vengono incrementate le politiche restrittive rispetto al diritto alla mobilità dei migranti, con la possibilità di ordinare perquisizioni amministrative in ogni momento del giorno e della notte e l’estensione dello stato di fermo e dell’obbligo di dimora a tutti i presunti “terroristi”.
Guerra, restrizione dei diritti sociali e cattiva gestione dei milioni di migranti, che approdano sulle nostre coste per scappare dalle occupazioni di terre e dalla conversioni forzate da parte di Daesh, non fanno che alimentare da un lato il terrorismo, dall’altro il fanatismo delle destre xenofobe in Europa.
I “nostri” morti, da Parigi a tutti i Sud del mondo, sono frutto delle guerre imperialiste volute dall’occidente.

Soluzioni praticabili, finalizzate a sottrarre consenso alla propaganda fondamentalista, ci paiono invece da un lato, in Europa, la completa apertura delle frontiere e una politica di vera accoglienza e di piena integrazione per chi scappa dai territori occupati da Daesh (è utile ricordare che l’autoproclamatosi “stato islamico” non è uno Stato), dall’altro, in Medio Oriente, la stabilizzazione politica della zona, smettendo di finanziare le reti del terrore per interessi economici e geopolitici delle grandi potenze occidentali e delle potenze locali ad esse legate, Arabia Saudita, Emirati Arabi e Turchia su tutte.
Un altro passo importante sarebbe quello di finirla col gettare sale su quella ferita che per i popoli arabi resta la questione palestinese: boicottare e sanzionare Israele sino a che non smetta da una parte di promuovere occupazioni di terre palestinesi da parte di coloni sionisti e dall’altra di praticare vere e proprie pratiche di apartheid verso gli arabi residenti in Israele e in Palestina. Auspichiamo una soluzione politica al conflitto, che veda la creazione di uno stato binazionale, che possa garantire pari agibilità politica, religiosa e civile a tutte le popolazioni che vivono ad est del fiume Giordano.
La pacificazione della zona passa infine anche dal favorire quei tentativi di soggettivazione politica pacifici e democratici che nascono dalle macerie della guerra, quali ad esempio il confederalismo democratico che stanno praticando il popolo curdo e le minoranze yezide, che con le proprie formazioni militare continunano la propria guerriglia, vicendo sul campo lo scontro con Daesh, nonostante le formazioni politiche che le organizzano, a partire dal PKK, siano ancora annoverate dall’occidente tra le formazioni terrostiche.


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