manifesto: cambiamo pagina anche a Molfetta

Di   22/06/2011

I risultati dei ballottaggi e del referendum ci dicono che a perdere è Berlusconi, e a perdere sono Pdl e Lega. Vincono invece la sinistra e i suoi candidati a Napoli, Milano e non solo, vincono l’“acqua pubblica”, il “no al nucleare”, la “legge uguale per tutti”.
Finalmente i luoghi comuni del “privato bello ed efficiente” e del “pubblico brutto e sprecone” sono stati spazzati via. È la reazione a un ventennio di neoliberismo che aveva promesso benessere in cambio di meno diritti sociali e che invece ha prodotto crisi, disoccupazione e riduzione dei diritti stessi in Italia come in Grecia e in tutto il mondo.
Il responso è stato chiaro e netto: riappropriazione sociale dei beni comuni e un nuovo intervento pubblico che rimetta al centro cosa, come e per chi produrre.
La campagna referendaria di questi mesi, il protagonismo della Fiom, il movimento delle donne, gli studenti e i giovani precari che sono la parte più avanzata dell’Italia (altro che il buffone Brunetta…) hanno costruito nei fatti un nuovo clima sociale e politico di opposizione e alternativa, ben più efficace delle alleanze a tavolino con improbabili Terzi poli.
Viene smentita la tesi su cui per anni le classi dirigenti del centrosinistra hanno costruito il loro profilo strategico: l’idea che si vince al centro, inseguendo i moderati ed esaltando la compatibilità con il sistema a discapito della radicalità, della discontinuità e dell’alternativa.
Anche a Molfetta nel passato questa linea non è risultata vincente, quindi bando alle timidezze e ai pastrocchi innaturali.
La nascente coalizione di centrosinistra per essere vincente deve mettere a sistema le energie positive che i referendum hanno liberato e fatto tornare all’impegno politico, deve far proprie quelle richieste di cambiamento in netta discontinuità con la Molfetta degli anni passati e recenti, attardata a inseguire uno sviluppo edilizio fine a se stesso e un ampliamento spropositato della grande distribuzione commerciale. Ma discontinuità significa soprattutto un classe dirigente nuova, senza cedimenti al trasformismo che grandi danni ha fatto in passato.
È questo il senso della nostra partecipazione alla coalizione: fare in modo che la stella polare sia sempre l’alternativa di sistema e la praticabilità del cambiamento.
Rispediamo al mittente qualsiasi tentativo di riproporre il vecchio con nuovi abiti: nessun berlusconismo senza Berlusconi, nessun “azzolinismo” senza Azzollini. Con i protagonisti dell’ultima fallimentare stagione amministrativa nessuna indulgenza è possibile. Devono andare a casa e non accetteremo imbarchi di quanti scappano all’ultimo momento dalla nave azzolliniana che affonda.
Il segnale è chiaro: si vince quando si ha il coraggio di scelte chiare e si propongono soluzioni che partono dai problemi dei cittadini e che permettono ai cittadini di contare e dire la loro, sempre, anche quando non ci sono le elezioni e a discapito del clientelismo dei pacchetti di voti.


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