PRC Molfetta
Esprimiamo massima soddisfazione nell’apprendere la notizia della reintegra nel posto di lavoro, presso la società “Bari Servizi e Lavoro srl”, di Giuseppe Filannino ex coordinatore cittadino della Camera del Lavoro di Molfetta.
Una sentenza e una vicenda che mostrano in maniera inequivocabile la valenza antidiscriminatoria dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori contro i licenziamenti arbitrari, nella sua formulazione antecedente alla controriforma della ditta Renzi–Poletti denominata Jobs Act.
Proprio facendo riferimento a quella norma, il giudice del lavoro ha ordinato la reintegra di Filannino essendo palesemente infondate le ragioni alla base del suo licenziamento.
Il principio ispiratore dell’articolo 18 rasenta l’ovvietà: se il licenziamento è ingiustificato, o dal punto di vista disciplinare o dal punto di vista economico-produttivo, il lavoratore deve tornare sul suo posto di lavoro.
Ora con il Jobs Act il paradosso diventa realtà: per il lavoratore, nessun diritto alla reintegra, soltanto un risarcimento proporzionale all’anzianità aziendale, anche in caso di sentenza che dichiari illegittimo il licenziamento. Ma la specificità della vicenda sta nella natura della controparte: non il solito datore di lavoro intriso di atteggiamento padronale e antisindacale, ma una società che fornisce servizi fiscali per conto della CGIL, sostanzialmente la CGIL.
Tutto ciò getta una luce negativa sulla deriva burocratica del più grande sindacato italiano che, stretto nella gabbia del governo e del rapporto con il Partito Democratico, non sa o non vuole andare oltre qualche comunicato stampa e qualche dichiarazioni della Camusso per opporsi al Jobs Act e alle politiche lacrime e sangue imposte dall’Unione Europea.
Per questo crediamo convintamente che la centralità del lavoro e dei lavoratori sia elemento costituente per una sinistra che vuole uscire da una logica semplicemente emendativa dell’esistente, per costruire l’alternativa al capitalismo in Europa e in Italia.
