25 novembre 2013. Giornata mondiale contro la violenza sulle donne

Di   25/11/2013

Giornata internazionale contro la violenza di genere1540, ovvero delle necessità e urgenze di altri.
Tante sono oggi le voci, i comunicati, le iniziative che si realizzeranno in tutta Italia in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, anche a Molfetta.
In questa giornata, ci preme condividere un punto di vista che spesso campagne di marketing mediale oscurano e che sono, invece, oggi oggetto di un dibattito apertosi a livello nazionale dopo la votazione definitiva, ai primi di ottobre, che ha convertito il cosiddetto decreto “Anti-femminicidio” nella legge 1540, il “Pacchetto Sicurezza”.
Si tratta di una normativa di facciata che, attraverso misure apparentemente specifiche sulla violenza contro le donne, nasconde invece altro: da un lato, conferma ancora una volta le donne come vittime da tutelare e “soggetti da mettere in sicurezza”; dall’altro tratta il problema della violenza maschile come un’emergenza, come fosse un problema preminentemente di ordine pubblico e non culturale e sociale; inoltre, nasconde prepotentemente altre forme di controllo sociale, politiche securitarie e di militarizzazione dei territori.
Si tratta di una legge insufficiente, incapace e superficiale e che molte critiche sta ricevendo da movimenti femministi, associazioni, centri antiviolenza, Ong e da tutta la società civile che sulla violenza maschile contro le donne da sempre lavora. Ancora una volta, tali soggetti non sono stati coinvolti nella discussione ed elaborazione del decreto e delle misure individuate; decreto, ormai legge, in cui non esiste un piano di finanziamento degli stessi; in cui, sulla questione centrale legata alla irrevocabilità della querela, ci sono dubbi interpretativi rispetto ai casi, che si è cercato di limitare, in cui questa resta revocabile; infine, non c’è alcun riferimento alla prevenzione, al lavoro sull’educazione e sulla formazione culturale, aspetti importanti e previsti dalla Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa per la prevenzione e la lotta contro la violenza sulle donne. Non basta ratificare documenti e convenzioni, ci vuol un lavoro molto più profondo.
Siamo contrari e contrarie a quelle posizioni giuridiche che ripropongono ancora una volta un soggetto donna-vittima:  vogliamo, invece, che si parli della violenza, della violazione dei diritti delle donne, che è un problema più strutturale che riguarda tutte le forme di discriminazione, di mercificazione e violenza di genere, comprese anche quelle prodotte dallo Stato – come Marcela Lagarde intendeva coniando il termine “femminicidio” – che fanno pagare un prezzo carissimo alle donne italiane e straniere, nella loro identità e libertà, nella loro dimensione fisica e sessuale, psicologica, sociale, economica, politica e istituzionale.
La violenza di genere, la tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale e lavorativo, la mercificazione di tutto ci devono far interrogare profondamente sulle relazioni tra i generi, sul potere e le sue dinamiche di sopraffazione. La violenza contro le donne non è un’emergenza e non può essere usata in maniera strumentale e funzionale per far passare ulteriori misure repressive e di controllo che nulla hanno a che fare con la giustizia e la libertà femminile.
A questo noi diciamo NO! Non ci stiamo a questa forma di strumentalizzazione, non ci stiamo ad essere usate per le necessità e le urgenze securitarie e repressive di un sistema poliziesco a guardia di un modello di sviluppo che usa i corpi delle donne per legiferare in maniera repressiva.
Vogliamo, invece, sostenere la voce di tutte le donne che, lottando contro ogni forma di violenza, da vittime si trasformano in soggetti politici che contribuiscono al cambiamento della realtà del nostro paese, per il rispetto della libertà, dei diritti umani e della dignità di tutti e tutte.


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