Lo scandalo del porto di Molfetta: ne parliamo Domenica 11 ottobre

Di   11/10/2013

iniziativa porto 13 ottobre 2013 70x100Per contribuire a diradare le nebbie e tenere alta l’attenzione sul nostro futuro e sulla vicenda “porto commerciale“, Rifondazione Comunista organizza una pubblica iniziativa:
domenica 13 ottobre ore 11:30 Corso Umberto I, altezza Liceo Classico, Molfetta
(in caso di maltempo presso la Sala Consiliare-Piazza Municipio).

Interverranno:
Beppe ZANNA, segretario cittadino Rifondazione Comunista;
Gianni PORTA, consigliere comunale Rifondazione Comunista;
Paola NATALICCHIO, sindaco di Molfetta;
Sen. Raffaele TECCE, responsabile Enti Locali Rifondazione Comunista.

“Pensiamo che la misura sia ormai colma e, nell’attesa che i giudizi maturino nell’opinione pubblica e che altri organi dello Stato svolgano i loro compiti, nonché dopo ripetute denunce e critiche mosse all’Amministrazione comunale e al Sindaco in questi mesi per come vengono gestiti i lavori della costruzione del nuovo porto e relativi ritardi connessi alla bonifica dei fondali dagli ordigni bellici, riteniamo che vi siano sufficienti e abbondanti elementi perché la Regione, ente che ha delegato il Comune nella gestione dell’“affare Porto”, torni a interessarsi di questioni così delicate e avvii con decisione la procedura per ritirare la delega alla stazione appaltante ossia al Comune di Molfetta conferita con Delibera di Giunta Regionale n. 2051 del 23 dicembre 2002.
La presente richiesta si presenta come un atto dovuto a tutela della comunità cittadina, della corretta esecuzione dei lavori, del rispetto di tutte le prescrizioni previste e all’insegna della massima trasparenza amministrativa e del confronto pubblico istituzionale, cui ripetutamente in questi mesi il Sindaco e la sua amministrazione si sono sottratti anche nelle sedi deputate, disertando convocazioni di Consiglio Comunale”.
Così scrivevamo in una lettera-esposto ufficiale il 26 agosto 2009 al Presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, agli Assessori regionali all’Ambiente, alle Opere Pubbliche, ai Trasporti e alla Trasparenza e cittadinanza attiva nonché al Ministero dell’ambiente, al Ministero per i Beni e le attività culturali, alla Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici e per i Beni archeologici della Puglia.
La vicenda delle indagini sulla costruzione del porto commerciale a Molfetta che ha portato a due arresti, sessanta indagati e al sequestro di tutto il cantiere non è un fulmine a ciel sereno per quanti in questi anni hanno seguito da vicino questa complessa grande opera e lottato ogni giorno per imporre un altro punto di vista, denunciando anche la scandalosa transazione del 2010 firmata da Azzollini a favore della CMC che è costata 7.800.000 € ai contribuenti molfettesi.
Come tutte le grandi opere italiane il porto portava e porta con sè un mix di spegiudicatezza progettuale, scarsa trasparenza, pieno spregio e sfregio dell’ambiente marino e costiero nonché miopia economica circa la reale capacità di essere utile e sostenibile nel futuro sistema di scambi commerciali nell’Adriatico e nel Mediterraneo.
Rispettiamo il lavoro degli organi inquirenti ma non si può tacere il coinvolgimento nell’inchiesta dell’ex Sindaco di Molfetta e attuale Presidente della Commissione Bilancio al Senato della Repubblica Sen. Antonio Azzollini. Pur ribadendo, quindi, la presunzione d’innocenza fino all’ultimo grado di giudizio, dinanzi alla gravità di accuse quali associazione a delinquere, abuso d’ufficio, truffa, falso e reati ambientali riteniamo che il galateo istituzionale debba consigliare ad Azzollini di presentare le dimissioni dall’incarico per ridare dignità (e decenza) alla politica.
Allo stesso modo non si può tacere che anche in questa inchiesta su appalti pubblici per grandi opere sono coinvolti esponenti di quel mondo “cooperativo” che tagliate le radici natie dal mutualismo novecentesco hanno preferito abbracciare il “lato oscuro” dell’imprenditoria: la TAV in Val di Susa e il porto commerciale di Molfetta sono collegate dallo stesso “filo rosso”.
In tutti questi anni di arroganza della destra al governo abbiamo sempre denunciato l’inutilità strategica di una “grande opera” che come altre – vedi la Tav – non proviene dalle reali necessità delle comunità nè da un confronto con il territorio ma nasce esclusivamente dagli interessi economici di grandi gruppi di costruzione legati a doppio filo a circuiti trasversali di potere politico.
Vogliono fare la Tav Torino-Lione mentre i treni dei pensolari sembrano “carri-bestiame” per come sono stracolmi ogni giorno, così come hanno pensato al nuovo porto commerciale i signori della destra a Molfetta mentre il territorio era esposto al rischio idraulico ogni volta che pioveva e piove più di 20 minuti, i parchi rimanevano chiusi, i lavoratori e le piccole imprese locali erano lasciate sole nella crisi. Questa l’idea megalomane di sviluppo che ha fatto bancarotta e che ci tocca mettere da parte per sempre se vogliamo uscire dalla crisi.
Come annunciato pubblicamente dal Sindaco Natalicchio nella conferenza stampa di mercoledì scorso l’intera comunità molfettese è parte lesa in questa vicenda. Ora più che mai serve la collaborazione tra istituzioni affinché si ragioni a 360 gradi su quest’opera altamente impattante per capire – in seguito all’emersione delle criticità contabili e ambientali che rischiano di compromettere i conti comunali e la salute di cittadini e lavoratori del cantiere – se e come continuarla per preservare il futuro della nostra città. Se c’è volontà politica è possibile trovare soluzioni tecniche, amministrative e contabili per restituire ai molfettesi la loro linea dell’orizzonte non più spezzata dall’ecomostro.
Per questo è stata opportuna la scelta del Sindaco Natalicchio di non procedere con l’azione legale promossa da Azzollini contro il procedimento di revoca della delega da parte della Regione. Il porto di Molfetta è un porto regionale, appartiene ai molfettesi in quanto cittadini pugliesi e su questo verminaio scoperto devono intervenire più seriamente di quanto fatto finora il Ministero dell’Ambiente e soprattutto la Regione Puglia per riprendersi la delega sui lavori.
Se la terza opera marittima nazionale – dopo il Mose e il porto di Civitavecchia – evidenzia macroscopiche mancanze tutti devono farsene carico. È finita l’epoca della repubblica indipendente delle banane del sen. Azzollini.


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