parole opere e omissioni della destra al governo di Molfetta

Di   09/12/2009

 

PAROLE,  OPERE  E OMISSIONI  DELLA  DESTRA  AL  GOVERNO  DELLA  CITTA’.  5 CASI  DI  STUDIO


PREMESSA

In queste pagine vi è la ricostruzione documentata su alcuni esempi ed eventi della storia recente della città che mostrano la mentalità politica di fondo della destra, la sua capacità di compiere strappi alle regole e l’intenzione di continuare in un lavoro culturale e simbolico che possa influenzare il corso degli eventi nella nostra comunità.

Cinque casi di studio relativi al come la destra cittadina concepisce le istituzioni, interpreta le regole, gestisce finanziamenti e utilizza i simboli.

Ci sono state in questi mesi parole (simboli), opere (fatti istituzionali) e omissioni che devono indurre ogni buon democratico a non sottovalutare, a non sminuire, a non essere indifferente e indolente.

Conoscere per capire, capire per informare, istruirsi per prevenire ogni ulteriore scivolamento verso idee e pratiche che poco o nulla hanno a che fare con il valore fondante della Repubblica nata dalla Resistenza: l’antifascismo.

1. AZZURRO DONNA

Cominciamo il racconto dalle omissioni, cominciamo dal 28 febbraio 2009 data in cui si è tenuto presso la sala “Finocchiaro” della Fabbrica di San Domenico l’incontro-convegno “Stalking. La persecuzione diventa reato. Parliamone”, organizzato da Azzurro Donna di Molfetta e moderato da Annacora Azzollini in qualità di coordinatrice.

Oltre ai comunicati sono stati affissi manifesti sulle plance pubbliche in città negli spazi riservati ai manifesti istituzionali dell’Amministrazione Comunale.

Su tali manifesti campeggiava da una parte il logo dell’organizzazione Azzurro Donna, dall’altro il logo del Comune di Molfetta, che quindi risultano co-organizzatori dell’iniziativa.

Qual è il problema? Cosa c’è di male?

Niente da ridire sul tema della manifestazione se non fosse che Azzurro Donna è un’organizzazione di partito, il movimento femminile facente parte di Forza Italia. Basta leggersi lo Statuto del partito Forza Italia[1] che all’art. 72 recita: <<Le socie del Movimento possono partecipare alle attività di Forza Italia Azzurro Donna attraverso le articolazioni regionali e locali, secondo quanto previsto dal presente Statuto e dai Regolamenti. Forza Italia Azzurro Donna promuove e valorizza la partecipazione della donna alla politica e ne approfondisce le problematiche. Coordina e promuove l’attività legislativa, politica ed organizzativa nelle materie che toccano “il mondo delle donne “. Ad essa fanno riferimento coloro che si occupano della materia, in ambito nazionale, parlamentare, locale, nell’organizzazione, nei dipartimenti, negli incarichi istituzionali esterni>>.

Superfluo ricordare a quale partito appartiene il Sindaco, superfluo ricordare la composizione e la provenienza partitica dell’attuale maggioranza consiliare.

Rispetto a ciò Rifondazione Comunista ha presentato il 24 febbraio 2009 un’interpellanza al Presidente del Consiglio per chiedere:

1.se il logo Azzurro Donna comparso sui manifesti pubblici affissi sulle plance comunali corrispondesse al logo dell’organizzazione Forza Italia Azzurro Donna, nella sua articolazione locale;

2.se l’Amministrazione comunale fosse al corrente dell’utilizzo del logo del Comune di Molfetta per la pubblicizzazione dell’iniziativa-convegno del 28 febbraio 2009;

3.chi e a che titolo avesse concesso l’utilizzo di un logo istituzionale in occasione dell’organizzazione di una iniziativa da parte di una forza politica;

4.se l’utilizzo del logo istituzionale del Comune di Molfetta nel manifesto pubblico di annuncio della iniziativa-convegno, appaiato a quello di Azzurro Donna avesse comportato un eventuale patrocinio materiale e/o morale (di certo, non meno grave) da parte dell’Ente comunale;

5.se l’utilizzo delle plance di affissione riservate alla comunicazione istituzionale del Comune non rappresentasse un indebito sostegno per una iniziativa distintamente caratterizzata dalla parzialità di una forza politica.

Come sempre, auspicando chiari e celeri riscontri alle domande, si richiedeva risposta scritta e orale in Consiglio Comunale nella prima seduta consiliare utile.

Ebbene, siamo in dicembre, si sono svolti una dozzina di consigli comunali da febbraio ma nessuna risposta da parte dell’Amministrazione è giunta. Ad oggi, oltre all’interrogazione sul tema qui esposto, registriamo il silenzio su altre due interrogazioni (un’altra del 24 febbraio e una del 13 ottobre presentate dal nostro rappresentante in Consiglio comunale).

È chiaro che sarà difficile giustificare un tale patrocinio ma quel che stupisce è la mancanza di rispetto per le prerogative dell’opposizione che interroga ma non riceve alcuna risposta, come del resto accade anche per altre interpellanze e interrogazioni presentate dai consiglieri di opposizione. Infatti, le risposte da parte degli assessori arrivano sempre con mesi di ritardo – depotenziando lo strumento dell’interrogazione e non rispettando il termine dei 30 giorni previsto dal Testo Unico degli Enti Locali 267/2000 – oppure non arrivano affatto.

Non meno grave è il gesto in sé, il merito di quanto verificatosi in quel 28 febbraio scorso: in spregio ad ogni idea di separazione tra istituzioni e parti politiche si organizzano con leggerezza eventi in cui vi è commistione tra i due livelli. È proprio vero che non esistono più i liberali di una volta, sembra quasi che a difendere certi princìpi siano rimasti solo i comunisti bolscevichi.

Questi ritardi nelle risposte alle interrogazioni (quando ci sono le risposte…) rimandano a un altro problema: il ritardo con cui i consiglieri ricevono – a volte dopo parecchi mesi dalla domanda – copia dei documenti e degli atti amministrativi chiesti per l’espletamento del mandato e della funzione di controllo dell’operato della Giunta e degli Uffici comunali.

Sembra esserci una linea da parte di questa Amministrazione: ogniqualvolta si possono ostacolare i compiti e le prerogative legittime dell’opposizione, si può ritardare la sua capacità di informarsi e documentarsi, si può limitare la capacità di produrre iniziativa politica di contrasto, è doveroso provarci.

Quando i consiglieri di opposizione sono costretti a scrivere al Prefetto – nel mese di settembre scorso – per vedere rispettate le loro prerogative (risposte alle interrogazioni e ottenimento della documentazione) – significa che la situazione è già fuori della norma.

2.MODIFICA DEL REGOLAMENTO

DEI LAVORI CONSILIARI

A ciò vanno aggiunte le assenze penose in quest’anno della maggioranza e del Sindaco in occasione di alcuni consigli comunali convocati su richiesta dell’opposizione (ad es. sulla vicenda dei ritardi relativi ai lavori del porto), assenze che manifestano un fastidio nei confronti dell’opposizione che fa il suo dovere (a differenza del Sindaco e della maggioranza che costringono la città ad essere governata solo nei weekend e il Consiglio a riunirsi solo nelle giornate del lunedì e del venerdì quando non ci sono sedute parlamentari).

In questo caso qual è l’elemento di gravità?

Non certo il fatto che la maggioranza di destra e il Sindaco si sottraggano al confronto, fin qui siamo ancora nella sfera della legittima scelta politica, le assenze significano magari impreparazione a confrontarsi sui temi sollecitati dall’opposizione, volontà di non farsi dettare l’agenda politica dagli avversari. In fin dei conti, si è ancora nelle regole fisiologiche del confronto, pur non facendo bella figura la maggioranza.

Il fatto grave, fuori dell’ordinaria dialettica politica, e che deve preoccupare è stata l’iniziativa intrapresa dalla maggioranza di destra che il 22 settembre scorso deposita una richiesta di modifica del Regolamento sul funzionamento del Consiglio comunale relativamente agli artt. 8, 43 e 44.

Cosa chiede la destra?

Scrivono, testualmente, che <<nell’ultimo periodo i gruppi consiliari di minoranza hanno richiesto più volte la convocazione del consiglio comunale chiedendo che lo stesso fosse convocato in via d’urgenza per affrontare i punti all’ordine del giorno ivi specificatamente indicati […] a questo punto appare indifferibile la necessità di adeguare il citato art. 8[2]>>.

Cosa pretende la destra?

L’opposizione si agita troppo? Si dà da fare e vuole che il Consiglio sia la sede in cui si discutono le criticità e i problemi della città? Richiede un pubblico confronto “infastidendo” la maggioranza e il Sindaco, costringendoli a riunirsi (non solo di lunedì e venerdì o quando il Sindaco è libero dai suoi impegni di senatore della Repubblica)? Ebbene si cambino le regole! A maggioranza ovviamente.

A niente serve che la destra abbia i numeri in Consiglio per condurre ogni discussione, la maggioranza non è autosufficiente se manca il Sindaco che per primo alza la mano nelle votazioni, detta la linea, decide quale sia la sorte dei provvedimenti: pollice alzato o pollice verso.

Può bastare?

No di certo, perché la destra propone di rivedere, con la scusa dell’aggiornamento del Regolamento dei lavori del Consiglio comunale al Testo Unico degli Enti Locali, anche gli artt. 43  e 44 che regolano le interrogazioni e le interpellanze.

Cosa sostiene la destra in questo caso?

<<Da una analisi dello svolgimento dei lavori consiliari è emerso che praticamente tutte le sedute tranne quelle riservate per le sessioni di bilancio annoverano come punto all’ordine del giorno iniziale quello inerente alle interrogazioni ed interpellanze proposte dai consiglieri>>.

Cosa pensa la maggioranza delle interrogazioni e interpellanze che i consiglieri tutti possono rivolgere all’Amministrazione?

La destra scrive che <<il numero della interrogazioni e/o interpellanze risulta essere così elevato che non possono essere trattate tutte come da regolamento, ragion per cui spesso vengono affrontate con lassi di tempo enormi rispetto alla data di presentazione delle stesse; peraltro le stesse interrogazioni ed interpellanze spesso nella formulazione non sono redatte secondo lo spirito della previsione regolamentare ma risultano essere composite e con numerose richieste avanzate nei confronti dell’amministrazione; pertanto la trattazione in aula comporta l’impiego notevole di tempo e spesso si riduce ad un confronto a due tra l’interrogante e/o interpellante ed il rappresentante dell’amministrazione che risponde con ciò interferendo considerevolmente sul normale svolgimento dei lavori consiliari che vede posticipare la trattazione dei punti all’ordine del giorno>>.

A fronte di quel che prevedono gli artt. 43 e 44 del Regolamento[3] si può comprendere che cosa dica e voglia effettivamente la destra: signori dell’opposizione state presentando un numero elevato di domande (vi state facendo un po’ troppo gli affari della comunità; se vogliamo, indirettamente, questo passaggio è un complimento, un’attestazione alle capacità dell’opposizione), non ce la facciamo a trattarle tutte e i nostri assessori sono in affanno, inoltre non vi limitate a chiedere nelle risposte dell’Amministrazione un sì e un no, ma chiedete informazioni, pareri e lumi su cosa l’Amministrazione intenda fare, tutte queste richieste ci fanno perdere tempo in aula, si parla un po’ troppo di certe cose e, in definitiva, tutto ciò intralcia il nostro cammino e la volontà del capo che siccome non è abituato a dar conto delle sue determinazioni a noi della maggioranza, figurarsi se può darle a voi dell’opposizione.

Leggendo in nota interamente il testo degli artt. 43 e 44 ognuno può tirare le sue somme. Sembra quasi che le domande si debbano fare entro certi limiti e in un certo numero secondo lor signori, invece il Regolamento parla chiaro, ed è il Regolamento di tutti, della maggioranza e della minoranza, di quelle di oggi e di quelle di domani.

Quali modifiche chiede la destra agli artt. 8, 43 e 44?

Innanzi tutto <<appare pertanto opportuno prevedere che gli argomenti proposti dai consiglieri interpellanti ed interpellati possono essere affrontati al termine della seduta ovvero in sedute ad hoc che siano previste proprio per concentrare il massimo dell’attenzione e dell’interesse della comunità cittadina>>, infine, la destra vorrebbe che in caso di richiesta di Consiglio comunale da parte dei consiglieri la convocazione avvenga non più entro 10 giorni ma entro 20 giorni dalla domanda (quando si dice l’urgenza delle questioni…).

Cosa vuol dire proporre queste modifiche? In primo luogo, disinnescare il diritto dell’opposizione a chiedere consigli comunali tempestivi su questioni di rilevante interesse pubblico. In secondo luogo, confinare la trattazione delle interpellanze e interrogazioni a fine seduta quando diminuisce il pubblico e prevale la stanchezza dell’aula oppure in sedute apposite che magari possano tranquillamente disertarsi.

Ci si aspetterebbe che i consiglieri, a prescindere dalla loro collocazione e a difesa del loro ruolo e dignità, chiedano l’adeguamento dei tempi di risposta da parte degli assessori, propongano il termine di 30 giorni come previsto dal Testo Unico degli Enti Locali. E invece no, ci mancherebbe, urtare così la suscettibilità del capo, che quando scende da Roma per i consigli comunali sembra infastidito da ogni discussione che superi la durata da lui prevista.

È singolare il fastidio che provano, e non si vergognano di dimostrare, il Sindaco e la sua maggioranza per la discussione e i tempi che si allungano in Consiglio. Il consesso è il luogo deputato al confronto dialettico, politico, culturale, e invece ogniqualvolta si rischia di portarla per le lunghe la maggioranza e il Sindaco si innervosiscono, danno in escandescenza, iniziano a far pressione e richiamare il Presidente del Consiglio.

Un atteggiamento da allegra quanto ineducata (e non solo dal punto di vista istituzionale a volte) comitiva di amiconi che dispone dei numeri per prevalere ma non riesce ad accettare l’idea stessa del confronto, lo ritiene quasi a prescindere una perdita di tempo, perché dal confronto può nascere il dubbio e la riflessione critica, e questo non è permesso dal capo. Nel passato remoto e recente, anche con altre maggioranze di centrodestra, si erano avuti accesi dibattiti, scontri verbali d’aula, tentativi di imporsi sbrigativamente da parte della maggioranza e di opporsi con ostruzionismo da parte della minoranza, ma mai si erano registrati questi atteggiamenti di insensibilità e indifferenza rispetto a quanto si può discutere e produrre in aula, un fastidio viscerale per il confronto in quanto tale. Mai si era passati ai fatti e cioè ai tentativi di cambiare grazie ai numeri della maggioranza le regole comuni.

Del resto il Sindaco non ha mai fatto mistero che, se potesse, eliminerebbe commissioni, consigli comunali per lui inutili, e limiterebbe il tutto alle riunioni di giunta. Insomma, il capo di questa destra vorrebbe tranquillamente fare del Consiglio comunale un’“aula sorda e grigia, bivacco dei suoi manipoli”. Almeno in questo non risulta originale come uomo della Provvidenza.

La pericolosità di questa destra sta nella svalutazione delle sedi del dibattito pubblico, nello svilimento del Consiglio (e di ogni altra istanza parlamentare) in favore dell’esecutivo, dell’organo decisionale in nome dell’efficienza (e intanto non riescono a smaltire nemmeno le risposte alle interrogazioni consiliari…) e riproponendo a volte, in contesti come quello locale, la logica di fondo del “Führerprinzip”[4].

3. LA COMMISSIONE TOPONOMASTICA

Le proposte di modifiche al Regolamento del Consiglio Comunale non sono l’unico indizio di una volontà di ridisegnare a proprio piacimento le regole, comprimendo la dialettica politica e il pluralismo delle opzioni culturali e politiche.

Il 28 settembre 2009 il Consiglio comunale ha approvato una delibera di modifica dei criteri costitutivi della Commissione consultiva per la Toponomastica cittadina.

Questo organismo, istituito nel 1991 con Delibera di Consiglio comunale n. 8 del 29 gennaio approvata all’unanimità, ha il compito di elaborare le proposte di intitolazione delle strade cittadine e di sottoporle all’attenzione della Giunta comunale cui spetta la decisione definitiva.

Secondo quella delibera – lo ricordiamo ancora una volta – approvata all’unanimità da consiglieri democristiani, socialisti, socialdemocratici, repubblicani, comunisti, tale Commissione doveva essere composta dal Sindaco (o assessore delegato) in qualità di Presidente, un rappresentante di ciascun  gruppo consiliare (non necessariamente consigliere) designato dal Capogruppo consiliare, dal Dirigente del Settore Demografia, di un tecnico comunale designato dal Sindaco e da un rappresentante della Pro Loco.

Quale modifica ha proposto la destra?

Accampando come scusa la farraginosità di questo meccanismo di composizione che, dall’insediamento del nuovo Consiglio a seguito delle elezioni del 2008 non aveva ancora consentito la formazione e insediamento della Commissione, nonostante i ripetuti inviti e solleciti del Presidente del Consiglio Comunale ai Capigruppo consiliari, la destra ha proposto di assegnare le funzioni di Commissione toponomastica alla 6^ Commissione consiliare permanente che si occupa di Cultura, Pubblica Istruzione, Sport, Spettacolo e Turismo.

Le 6 commissioni consiliari, suddivise per competenze e settori[5], sono organismi di discussione ed elaborazione dei provvedimenti che poi sono affrontati in Consiglio e in cui sono ripartiti i 30 consiglieri comunali, per cui in ogni commissione ci sono 3 consiglieri della maggioranza e 2 dell’opposizione.

La decisione quindi di far coincidere la Commissione toponomastica con la 6^ significa tagliare fuori alcuni gruppi consiliari, espressione di partiti e opzioni culturali nel fare proposte alla intitolazione di strade, piazze, edifici comunali, monumenti, lapidi e luoghi pubblici in genere. Infatti, per questa consigliatura saranno presenti in questa commissione soltanto Pdl, Pd e Udc.

Chi rimane fuori? Ad es. La Rosa Bianca, Partito Socialista e Sinistra l’Arcobaleno che paradossalmente ne sono esclusi (poiché i loro consiglieri presenti in altre commissioni permanenti) pur essendo stati gli unici partiti a designare il loro rappresentante immediatamente all’indomani della elezione del 2008. In parole povere chi si è attenuto al dettato della vecchia delibera consiliare del 1991 e ha designato celermente i cittadini rappresentanti, oggi con un colpo di mano della destra, non ha più alcun diritto di far parte della Commissione toponomastica.

Cosa c’è di pericoloso in questa scelta della destra?

In primo luogo, il fatto di aver compiuto questo strappo a maggioranza, infatti i nuovi criteri hanno registrato il voto contrario delle forze di opposizione (Pd, Sinistra e Libertà, La Rosa Bianca, udc e Rifondazione Comunista).

In secondo luogo, la proposta è peggiorativa della precedente poiché la nuova delibera – la n. 63 del 28/09/2009 – include nella Commissione toponomastica anche un rappresentante dell’Associazione Eredi della Storia, oltre che l’Associazione Pro Loco.

4.EREDI DELLA STORIA (MA QUALE?) E VIA ALMIRANTE

Chi sono questi “Eredi”? L’Associazione Eredi della Storia <<fa riferimento proprio a una storia che parlando di guerra, di caduti e di dispersi, di decorati e di atti di valore, in definitiva ci lascia in eredità quello che certamente sarà stato l’ultimo pensiero di ogni soldato caduto in guerra: “non dimenticateci” […]  è stata costituita a Molfetta nel maggio del 2002 e ha sede presso la Casa Madre dei Mutilati e Invalidi di Guerra in Corso Dante 92. […]  a condizione di portare alto il nome della sezione di Molfetta e il valore e l’onore degli eroi caduti. […] l’associazione ha cercato di collaborare con le Istituzioni Italiane ed Internazionali nonché con le Forze Armate  per […] valorizzare lo studio della Storia locale e nazionale in tutte le sue forme, conservare e mantenere vivo il ricordo dei nostri soldati concittadini e non>>[6].

Guerra, caduti, decorati, valore, onore, eroi, forze armate, ricordo, soldati se le parole hanno un senso, l’associazione in questione si pone come erede di una certa “storia”, di una certa visione della storia, quella delle gesta degli eroi della patria e della comunità opposti ad altre patrie e comunità.  Le mostre e le iniziative di questa associazione spesso rievocano fatti d’armi in cui si parla acriticamente del valore dei “nostri” eroi, senza alcun discorso sui perchè delle guerre, sul fatto che le due guerre mondiali sono stati bagni di sangue provocati da governanti autoritari e regimi con nomi, cognomi e precise responsabilità.

Mai abbiamo sentito fare da esponenti di questa associazione professione di democrazia repubblicana e antifascismo, la centralità da essi assegnata al fatto bellico, militare, eroico fa passare in subordine e ignora le tragedie di popoli coinvolti nella barbarie voluta nella Seconda guerra mondiale dai regimi nazifascisti. Non è mancata in occasione di alcune mostre l’esposizione acritica di simboli del ventennio fascista e finanche di bandiere e cimeli di guerra nazionalsocialisti. E ogni iniziativa svolta dal 2002 ad oggi ha ricevuto sempre il patrocinio delle amministrazioni di centrodestra che si sono succedute dal 2001.

La matrice culturale, tendenzialmente revisionista, di questa associazione è stata ripetutamente attestata in questi anni con iniziative culturali tese a celebrare i morti e i caduti eroici della comunità di appartenenza.

Ora, volendo sorvolare momentaneamente su tutto ciò e ammettendo che ogni associazione culturale possa perseguire le proprie linee di ricerca, ci sembra grave che un’Amministrazione comunale decida di includere un rappresentante di tale associazione nella Commissione toponomastica, perché costoro sono eredi di una “certa storia”. In tal modo si è creato un precedente, chiunque andrà ad amministrare questa città magari cercherà di cambiare la composizione della Commissione toponomastica inserendo un’associazione culturale ad esso vicina.

Inoltre, è grave l’inclusione di un’associazione culturale fatta di volontari che non ha nessun titolo e nessun riconoscimento nel mondo accademico e scientifico.

In altre città si inseriscono all’interno della commissione toponomastica rappresentanti di Istituti di storia patria, Istituti per la storia della Resistenza e dell’antifascismo, dipartimenti universitari di storia, a Molfetta la destra ha deciso di portare a casa questo risultato altamente simbolico. E a nulla è servita la proposta dell’opposizione (respinta dalla maggioranza) di inserire al posto degli “Eredi della storia” l’“Università Popolare” di Molfetta, fondata nel 1902, che svolge da decenni attività di educazione continua e permanente per giovani, adulti e anziani attraverso lo studio, la ricerca, il dibattito, la formazione, l’aggiornamento culturale, le iniziative editoriali, organizzazione, cui tra l’altro ha dato un contributo notevole il prof. Giovanni De Gennaro, scomparso di recente, figura prestigiosa del socialismo e dell’antifascismo molfettese nonché presidente del “Comitato di storia del Risorgimento”. Troppo facile recitare ipocriti necrologi addolorati per la perdita di uomini di cultura democratica come ha fatto il Sindaco e poi, al dunque, sottostare all’imposizione dell’Associazione Eredi della Storia come organismo culturale da istituzionalizzare.

Qualcuno potrà ribattere “quante storie per una Commissione con valore consultivo che non dà neanche diritto a gettoni di presenza e rimborsi economici”.

Ebbene, sulla storia, sulla memoria di ciò che è stato il passato nel nostro paese, ripresosi da una dittatura e da una guerra scellerata creando una Repubblica antifascista almeno noi non siamo disposti a transigere. E non faremo sconti.

Riteniamo che attraverso scelte simboliche, e i nomi delle strade sono simboli importanti, passano valori, visioni di società e spesso c’è il rischio che idee nefaste già battute una volta dalla storia possano lentamente riaccreditarsi come normali. Anche sui nomi delle strade si può svolgere una battaglia culturale giorno per giorno, mantenere alta la memoria della Resistenza e dell’antifascismo che hanno consentito all’Italia di rinascere e progredire.

In questi anni di Seconda repubblica la destra ha operato “scientificamente” e scientemente tentativi di revisione, a volte malauguratamente appoggiati anche da pezzi dello schieramento di centrosinistra.

Si è spesso sentito dire “è una storia vecchia e inutile quella dell’antifascismo, per cui riappacifichiamoci, dimentichiamo le vecchie contrapposizioni, fondiamo una nuova Italia in cui oppressori e oppressi si danno la mano, carnefici e vittime si abbracciano, siamo tutti italiani, del resto i partigiani e i repubblichini combattevano entrambi per l’Italia” e tutte queste fandonie sono state dette e continuano a essere spacciate quotidianamente e anche in occasione di celebrazioni (come nei recenti 25 aprile celebrati a Molfetta).

Si è cercato di demolire in questi anni ogni distinzione, ogni differenza, indebolire la memoria per legittimare e far ritenere come gli altri i discendenti delle camicie nere e di Salò, del Movimento Sociale Italiano. Perché? Perché a qualcuno serviva per cementare un nuovo blocco di potere, quello che oggi governa in Italia.

E come sempre un blocco sociale di potere si cementa sempre attorno a interessi materiali, ma anche attorno a visioni e simboli.

Un esempio di simbolo che si impone nella indifferenza anche della nostra comunità locale?

Quanti sanno che anche a Molfetta, con Delibera n. 67 del febbraio 2008 della Giunta comunale, è stata istituita una Via Giorgio Almirante in nuove zone di espansione (alle spalle dell’ospedale per intenderci)? Ebbene nella documentazione allegata alla delibera, a un atto istituzionale, vi è una pagina tratta da Wikipedia, l’enciclopedia digitale presente sul web, che recita – senza vergogna alcuna – per supportare evidentemente la decisione di intitolare una strada a cotanto personaggio: <<Firmatario nel 1938 del Manifesto della razza, dal 1938 al 1942 collaborò alla rivista La difesa della razza come segretario di redazione […] in primo luogo si occupò di far penetrare in Italia le tesi  razziste provenienti dalla Germania nazista […] all’accusa che il regime si stesse appiattendo sempre più sulle posizioni naziste, Almirante, già nell’ottobre del 1938, rispondeva che “il razzismo  è il più vasto e coraggioso riconoscimento di sé che l’Italia abbia mai tentato” […] “Nel nostro operare di italiani, di cittadini, di combattenti – nel nostro credere, obbedire, combattere – noi siamo esclusivamente e gelosamente fascisti. Esclusivamente e gelosamente fascisti noi siamo nella teoria e nella pratica del razzismo”>>.

Cos’altro troviamo scritto in un documento ufficiale del Comune di Molfetta? Che costui con l’armistizio dell’8 settembre <<passò a Salò arruolandosi nella Guardia Nazionale Repubblicana con il grado di capomanipolo. Successivamente, dopo aver ricoperto il ruolo di capo di gabinetto del ministro della Cultura popolare di Mussolini, passò al ruolo di tenente della brigata nera […] in questa veste, al pari delle altre camicie nere, si impegnò nella lotta ai partigiani in particolare in Val d’Ossola e nel grossetano>>.

Lo sa il Sindaco di aver sottoscritto un documento del genere? Forse sì, forse no, una cosa è certa però, che oltre a portarne la responsabilità politica c’è da anni operante a Molfetta una destra che con strumenti politici e culturali (consiglieri, rappresentanti politici, convegni, conferenze, associazioni culturali) porta avanti una battaglia culturale revisionista che nega l’antifascismo come valore fondante della Repubblica Italiana nata dalla Resistenza.

5. IL GIORNO DEL RICORDO

Un’altra dimostrazione di come concretamente a Molfetta la destra pensa e opera?

L’8 e 10 febbraio 2009 si sono tenute a Molfetta due conferenze di tipo storico-culturale sul tema “Le foibe: ieri e oggi” in occasione del giorno del ricordo istituito per il 10 febbraio con la Legge n. 92 del 30 marzo 2004, voluta dal precedente governo Berlusconi per ricordare la tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe e dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati scacciati dalla repressione dei partigiani jugoslavi di Tito.

Si tratta di una risposta tutta italiana e della destra dell’epoca alla istituzione nel 2000 del giorno della Memoria dell’Olocausto fissato per il 27 gennaio (data in cui, nel 1945, l’Armata rossa sovietica entrava nel campo di sterminio nazista di Auschwitz).

Lungi dal voler discutere la parzialità di tale data (ad es. si parla dell’esodo degli italiani cacciati dalla Jugoslavia senza parlare storicamente anche della politica di italianizzazione forzata attuata negli anni precedenti a danno delle popolazioni slave), ci interessa qui evidenziare alcuni aspetti strani di queste iniziative.

Le due giornate di convegno sono state organizzate da un fantomatico “Comitato 10 Febbraio” come si legge dalla Delibera n. 159 del 15 giugno 2009 della Giunta Comunale di Molfetta, che ha per oggetto “Patrocinio e contributo finanziario per la realizzazione di una manifestazione storico-culturale con impegno di spesa di 500”.

Perchè fantomatico?

Perché prima del 10 febbraio e anche dopo non si hanno notizie di attività in città di tale organismo. Perché questo Comitato a Molfetta, e non solo, è un paravento che serve all’organizzazione Azione Giovani (movimento giovanile del partito di Alleanza Nazionale, poi confluito nel PdL) per organizzare iniziative culturali (di parte) avvalendosi di contributi pubblici (cioè di tutti). Un po’ la storia che abbiamo raccontato a proposito del convegno organizzato da Azzurro Donna, movimento femminile di Forza Italia.

Infatti, chi chiede in qualità di responsabile del Comitato il patrocinio morale e un contributo economico di 500 per spese pubblicitarie e allestimento di mostra video-fotografica al Comune di Molfetta, con nota n. 14358 protocollata il 10 marzo 2009 (ben circa un mese dopo lo svolgimento dell’attività)? Il responsabile locale di Azione Giovani, movimento giovanile di Alleanza Nazionale (leggi ora Pdl). E chi firma la delibera di Giunta comunale con patrocinio e contributo? Il Sindaco Azzollini, senatore del Pdl.

Altri elementi che ci portano ad affermare che questo Comitato 10 febbraio è un paravento di Alleanza Nazionale-Pdl?

Sul sito http://www.10febbraio.it/links.htm non ci sono nè statuti o organigrammi, i links riportano ai siti di Azione Giovani, Azione Studentesca e Azione Universitaria. In più, durante le iniziative per il 10 febbraio intervengono esponenti quasi sempre di AN o AG. A Molfetta ha parlato in occasione della manifestazione dell’8 febbraio il vicepresidente nazionale del Comitato, Arturo Governa, che è “casualmente” consigliere provinciale di Alleanza Nazionale a Trieste (e nel 2007 era nell’esecutivo nazionale di AG).

Se ancora serve qualche conferma basta leggersi la Circolare nazionale n. 43 di Azione Giovani scritta nel 2007 da Giorgia Meloni[7], attuale ministro delle Politiche giovanili per il Pdl, all’epoca presidente nazionale di Azione Giovani.

Che dice questa circolare?

<<Carissimi,

Il prossimo 10 febbraio saremo chiamati alle celebrazioni del terzo “Giorno del ricordo” […] Nei giorni scorsi abbiamo provveduto a registrare il “Comitato 10 febbraio” come associazione culturale. […] Vi invito, dunque, a fornirmi il nominativo e i riferimenti del dirigente o militante al quale intendete dare questa responsabilità, così da consentirci di fare una nomina ufficiale. […] nel modulo di adesione al sito è preferibile inserire cariche istituzionali oppure il proprio lavoro piuttosto che il ruolo politico ricoperto all’interno di An o Ag. […]

Nelle federazioni riceverete i manifesti, la riedizione dell’opuscolo “Il rumore del silenzio” e una cartolina da distribuire insieme ai fiocchetti per spiegare il senso dell’iniziativa. I fiocchetti tricolori verranno anch’essi recapitati nelle vostre federazioni nella settimana che precede sabato 10 febbraio. […]

Con questo materiale, il 10 febbraio e nei giorni che lo precedono, il Comitato – guidato da Azione Giovani – organizzerà una mobilitazione che lo vedrà presente in ogni centro provinciale d’Italia nelle maggiori strade e/o piazze. Occorre immaginare iniziative ad ogni livello. Nelle scuole, nelle università (ma immagino che verrete raggiunti dalle apposite circolari di Azione Universitaria e Azione Studentesca), nelle piazze, negli enti locali.

Convegni, manifestazioni, concerti, proiezioni: le manifestazioni che si possono organizzare sono ovviamente moltissime, e mi aspetto da parte vostra il massimo coinvolgimento possibile per la riuscita dell’iniziativa nel suo complesso. Ogni federazione dovrà organizzare almeno una iniziativa […] Vi comunico inoltre che Azione Giovani ed Alleanza Nazionale, indipendentemente da tutto il resto, produrranno insieme un manifesto per celebrare la ricorrenza. […]

Vi allego, infine, un invito dalla Presidenza provinciale di Azione Giovani Torino per una manifestazione sul tema dell’immigrazione clandestina prevista per il pomeriggio di sabato 17 febbraio, nella speranza che vogliate partecipare numerosi e contribuire al successo dell’iniziativa. […] Data l’importanza che il tema dell’immigrazione sta assumendo a seguito delle proposte del Ministro Ferrero[8], invito tutti a collaborare con la Federazione torinese.

In alto i cuori!

Giorgia Meloni

Presidente Nazionale Ag>>.

Che dire? Una dimostrazione chiara di come si ragiona a destra e conseguentemente ci si organizza. La destra con le sue idee e con gli strumenti che mette in campo, la destra democratica, che si è rifatta una verginità, quella con cui fare la Seconda Repubblica e le riforme istituzionali…

CONCLUSIONI. PROVVISORIE

A partire dagli elementi descritti proviamo a trarre qualche conclusione. La nostra città sembra oramai presentare un quadro organico relativamente a una destra non solo forte di consensi elettorali ma con una presenza “culturale” e una sicurezza che la portano ad eccedere anche nei confronti delle regole e delle buone pratiche istituzionali.

Si concedono patrocini e contributi a organizzazioni di partito, ora apertamente ora velatamente. A fronte di richieste di chiarimenti dell’opposizione si evita accuratamente di rispondere. Anzi si iniziano a restringere gli spazi e le facoltà dei rappresentanti dell’opposizione in Consiglio e in alcuni casi già si procede al cambio delle regole a maggioranza. Gli atti forti della destra in città non riguardano solo interessi materiali ma anche dimensioni più culturali e simboliche: nominare le vie significa piazzare bandierine ideali, coltivare iniziative pubbliche di taglio culturale significa produrre non solo consenso ma visioni e simboli intorno ai quali aggregare.

Riteniamo che tutto ciò non sia da sottovalutare. Ci sono altri segnali un po’ inquietanti che fanno da contorno o che hanno dato il segno delle intenzioni di questa destra.

Tutti ricordano cosa successe in uno dei primi consigli comunali all’indomani delle elezioni del 2008. Il sindaco Azzollini nomina una giunta di soli uomini in spregio allo Statuto Comunale, l’opposizione lo attacca chiedendogli di ritornare sui suoi passi (il T.A.R. Puglia e il Consiglio di Stato daranno poi ragione alle opposizioni) e il capo risponde con una sfuriata in consiglio comunale che resterà memorabile non solo per i molfettesi ma per tutti gli italiani, dal momento che la scena madre del sindaco ossesso che grida e si dimena finisce  sul web e finanche sui telegiornali nazionali.

Reazione della destra? Poche settimane dopo il Presidente del Consiglio su richiesta della maggioranza nega il permesso alla testata giornalistica locale “Il Fatto” di accedere all’aula consiliare per riprendere i lavori del Consiglio e trasmetterli via web.

Ad oggi ancora non si è riusciti ad ottenere un nuovo servizio di ripresa televisiva.

Serve qualche altro elemento di contorno? Ne diamo altri due. Il primo forse sfuggito ai più.

Venerdì 20 novembre scorso c’è stata la presentazione del libro di un supermanager veneto, tale Giancarlo Elia Valori, dal titolo “Il futuro è già qui” edito da Rizzoli, iniziativa patrocinata dal Comune di Molfetta e sponsorizzata dalla Cattolica Partecipazioni.

Come raccontano le cronache [9], <<in una gremita Fabbrica di San Domenico vi hanno preso parte numerosi Cavalieri del Lavoro, il vescovo Mons. Luigi Martella, Francesco Cocco, avvocato distrettuale dello Stato di Bari e Gianfranco Dioguardi, ordinario di economia al Politecnico di Bari.

A fare gli onori di casa ci ha pensato il sindaco Antonio Azzollini, che ha apprezzato la chiarezza del volume e lo ha preso come punto di riferimento per eventuali corsi di geopolitica>>.

Perché ci soffermiamo su questa iniziativa?

Primo, perché non capita spesso che il Sindaco intervenga nella presentazione di un libro patrocinato dall’Ente comunale e sponsorizzato da privati, ovviamente per via degli impegni istituzionali.

Secondo, perchè il capo della destra locale mostra ottimi rapporti con una figura importante di manager già presidente di importanti società come Sme e Autostrade per l’Italia, e che vanta un’ineguagliabile rete di conoscenze in ambito politico ed economico, conoscenze e amicizie trasversali agli schieramenti politici principali, nazionali e internazionali.

Ma soprattutto, perché ciò che gli organi di informazione locale non hanno scritto o non sanno è che Giancarlo Elia Valori è stato un appartenente alle logge massoniche, finanche alla P2 – tessera 283 – da cui è stato espulso da Licio Gelli. E nonostante ciò ha continuato a far fortuna e progredire in carriera, davvero una figura straordinaria che la nostra città si è onorata di invitare e ospitare. Per chi volesse saperne di più consigliamo l’interessante lettura del dossier Giancarlo Elia Valori. L’ultimo potere forte[10].

Infine, la proposta del nuovo Regolamento di Polizia Municipale, in discussione negli ultimi Consigli comunali, che prevede l’introduzione della dotazione di armi per i Vigili Urbani nonché la possibilità di affidare alcune funzioni e servizi della Polizia Municipale ad associazioni e gruppi di volontariato. Superfluo ribadire la nostra contrarietà a tali decisioni, non solo perché rappresentano provvedimenti-spot che non risolvono alcunché ma anche perché trasmettono l’idea che al “caos”, al “disordine”, alla “caduta dei valori” si possa e si debba rispondere con le armi. In altre parole, le Istituzioni invece di essere autorevoli, provano a imporsi con l’autorità (e tutto ciò mentre la destra continua a tagliare i bilanci delle forze dell’ordine).

Con queste pagine e queste parole vogliamo provare a lanciare un sasso nello stagno dell’indifferenza, dell’apatia. Crediamo che certi segnali siano sintomi di uno stato di cattiva salute della nostra comunità – non solo quella locale – e come partito ci sentiamo obbligati a lanciare un segnale, un s.o.s., un invito a tutte le forze democratiche, alle associazioni, ai movimenti civici, ai partiti, ai sindacati, ai cittadini tutti affinché aguzzino lo sguardo e le orecchie, intensifichino la vigilanza, aumentino le occasioni di confronto sul tema della tenuta democratica, promuovano azioni coordinate per non limitarsi solo a denunciare, sensibilizzare, protestare ma anche a cambiare in meglio la realtà in cui vivono.

Dicembre 2009


[1] http://www.forzaitalia.it/speciali/statutoforzaitalia04.pdf

[2] Art. 8 – Richiesta di convocazione del Consiglio

Quando la convocazione del Consiglio è richiesta da una parte dei consiglieri, la domanda deve essere scritta e firmata da almeno un terzo dei consiglieri in carica. La riunione del Consiglio deve aver luogo entro dieci giorni dalla deliberazione o dalla presentazione della domanda, salvo casi di urgenza. La richiesta di convocazione di urgenza deve essere giustificata da motivi da esporsi nella richiesta stessa. Gli estremi della urgenza devono essere riconosciuti dalla Giunta Municipale agli effetti dell’immediata convocazione.

[3] Art. 43 – Interrogazioni.

L’interrogazione è una domanda, che deve essere fatta per iscritto al Presidente, o alla Giunta, o all’Assessore del ramo, per sapere se un fatto sia vero, se una data informazione è pervenuta alla Giunta, se essa intende comunicare al Consiglio documenti che al richiedente occorrono per trattare un argomento; e se essa  Giunta sia o meno per prendere qualche risoluzione su determinati affari. All’interrogazione risponde il Sindaco o l’Assessore del ramo, l’interrogante deve limitarsi a dichiarare se la risposta lo soddisfa o meno. Il Sindaco o l’Assessore del ramo hanno diritto di replicare. L’interrogazione, se presentata in tempo utile è posta all’ordine del giorno della 2a seduta consiliare; in caso contrario, la Giunta si riserva di rispondere, sempre nella 2a seduta, se la natura dell’interrogazione lo consente, altrimenti sarà portata alla seduta successiva. Se l’interrogante lo desidera verrà data risposta scritta. L’interrogazione non può dar luogo a discussione avendo carattere informativo. Tutte le interrogazioni presentate dai Consiglieri, tanto se iscritte all’ordine del giorno (anche iscritte in coda all’ordine del giorno) come non iscritte, avranno sempre risposta in principio di seduta.

Art. 44 – Interpellanze

L’interpellanza consiste nel richiedere all’Amministrazione (Giunta o Sindaco) i motivi e gli intendimenti della sua condotta in un determinato affare. È fatta per iscritto ed è posta all’ordine del giorno della seconda seduta. Essa è una valutazione sull’indirizzo amministrativo del Sindaco e della Giunta. In caso di rinuncia dell’interpellante, qualsiasi altro consigliere può fare propria l’interpellanza. Nessuna deliberazione può essere presa a seguito dell’interpellanza, a meno che non sia trasformata in “mozione”. Le interrogazioni – anche orali – e le interpellanze saranno discusse dal Consiglio per ogni sessione ordinaria e straordinaria, in una apposita seduta (la seconda) delle sessioni.

[4] Il termine tedesco Führerprinzip, traducibile in principio del capo o principio di supremazia del capo, si riferisce ad un sistema gerarchico di leader – simile al sistema militare – che abbiano un’assoluta responsabilità nell’area di loro competenza e che debbano rispondere solo ad un’autorità superiore pretendendo obbedienza assoluta dai loro inferiori. Al vertice della gerarchia risiede il capo supremo che non deve rispondere delle sue azioni a nessuno ed è somma autorità dello Stato.

[5] Prima Commissione: Urbanistica, arredo urbano, lavori pubblici, casa e politica del territorio.

Seconda Commissione: Attività economiche e produttive, ecologia, ambiente e igiene pubblica.

Terza Commissione: Personale, affari generali, pari opportunità, trasparenza, protezione civile e automazione.

Quarta Commissione: Tributi, finanze, bilancio, patrimonio e municipalizzate.

Quinta Commissione: Politiche sociali, solidarietà, volontariato e politiche giovanili.

Sesta Commissione: Cultura, pubblica istruzione, sport, spettacolo e turismo.

[6] http://www.biografiadiunabomba.it/eredistoria.html

[7] http://agnapoli.forumcommunity.net/?t=5307298

[8] L’attuale segretario nazionale di Rifondazione Comunista all’epoca era Ministro alla Solidarietà sociale del Governo Prodi.

[9] http://www.molfettalive.it/news/news.aspx?idnews=10658

[10] http://www.societacivile.it/focus/articoli_focus/focus_2.html

  Parole, opere e omissioni della destra al governo della città (377,5 KiB, 666 hits)


2 Commenti il “parole opere e omissioni della destra al governo di Molfetta

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