intervista al Sen. Ignazio Marino

Di   07/03/2009

“Bioetica, si parta dalla Convenzione di Oviedo”
intervista al Sen. Ignazio Marino, PD commissione Sanità, pubblicata su Liberazione del 7 marzo 2009

Si trattava di una questione di forma che di fatto rendeva inapplicabile il testamento biologico. Ora, eliminato questo ostacolo, nel testo Calabrò resta però tutta la questione sostanziale. E cioè il fatto che un medico che acconsenta alla volontà del paziente di mettere fine alla propria assistenza e che quindi acconsenta alla fine naturale della vita sia di fatto esposto ad un reato penale. Pensiamo alla situazione di Pier Giorgio Welby: Mario Riccio, il medico che l’ha assistito e che ha assecondato la sua volontà di morire, sarebbe un criminale se il testo Calabrò fosse stata legge. Il Pdl risponde dicendo che sono io a non comprendere che invece la loro proposta non impedisce al medico di comportarsi come ha fatto Riccio. Allora io dico: benissimo, se così è, togliamoci dall’impasse e accettate di scrivere all’articolo 1 che il punto di riferimento è il consenso informato del paziente, cioè che ognuno può decidere di esprimere un dissenso alla terapia in ogni momento, come stabilisce la convenzione di Oviedo recepita in Italia con la legge 145 del 2001.

Il Pdl dice che il consenso informato c’è già nella proposta Calabrò.
Se a me e a molti viene il dubbio che di fatto la legge esponga i medici e i cittadini ad una conflittualità che può finire in tribunale e se il Pdl mi dà ragione sul fatto che invece non debba essere così, allora perché non inserire il riferimento alla convenzione di Oviedo? Da lì poi comincia la vera discussione, anche perché resta lo spinoso capitolo su idratazione e nutrizione che il testo Calabrò non definisce più come trattamenti sanitari e li sottrae alla libera scelta della persona.

Il problema sta solo nel difficile, se non impossibile, dialogo con il Pdl o anche nel Pd ci sono ancora questioni irrisolte tra laici e cattolici sul testamento biologico?
La linea del partito è stata definita in modo molto chiaro dalla presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro. La proposta di legge del Pdl, così com’è, è anticostituzionale: si è passati dall’obiettivo di dare ai cittadini una possibilità di scelta anche quando non potevano più scegliere ad una legge che invece toglie la libertà di scelta anche a chi può ancora decidere.

Pensa che Rutelli tornerà alla carica con la sua “terza via” tanto apprezzata dal Pdl?
Non ho parlato con Rutelli.

Lei ha minacciato l’ostruzionismo in commissione, se il Pdl non darà chiari segnali di disponibilità al confronto. La battaglia si sposterà quindi direttamente in Aula?
Teoricamente è possibile. Dipenderà dall’impegno di tutta l’opposizione e dalla disponibilità della destra. Se deciderà di fare chiarezza e di inserire il riferimento a Oviedo nell’articolo 1, decadrà ogni necessità di fare ostruzionismo. Sennò io, per quanto mi riguarda, considererò il tutto una mancata occasione e farò ostruzionismo.

E nel caso bisognerà vedere quanti la seguiranno nel Pd.
Devo dire che traggo molta forza dal sito – www.appellotestamentobiologico.it – che ho messo su con persone dai percorsi molto diversi tra loro, da Marcello Lippi e Luciana Littizzetto, Eugenio Scalfari. In poche settimane, abbiamo contato 250mila adesioni da parte di cittadini che con nome e cognome ci hanno espresso i loro pensieri, hanno dichiarato il loro appoggio al mio disegno di legge in materia, totalmente ignorato dalla destra che non pensa ad una legge utile ai cittadini, bensì ad un provvedimento che porti una bandiera ideologica.

Ritiene probabili ricorsi alla Corte Costituzionale se il testo Calabrò diventasse legge?
Credo sia inevitabile, ce ne saranno migliaia di persone in situazioni tali da ricorrere alla Consulta.

Sarebbe stato meglio non legiferare su questo tema, come proponeva Panebianco sul Corsera, indicando che negli ospedali italiani si staccano spine ogni giorno senza che l’opinione pubblica lo sappia?
Non so se si staccano spine, ma io sogno un paese dove non si dica “facciamo all’italiana”.

Di Pietro, che pensa al referendum abrogativo, corre troppo?
In questo momento bisogna impegnarsi per fare una legge applicabile, utile e che difenda la libertà di scelta. Poi è chiaro che, se non ci si riesce, si indagheranno tutte le altre strade.

PRC-Molfetta


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