la sicurezza in Italia

Di   12/01/2009

Copio e incollo questi materiali interessanti su quella che chiamano “sicurezza”.

La sicurezza in Italia: significati, immagine e realtà.

Fondazione Unipolis presenta la seconda indagine sulla rappresentazione sociale e mediatica della sicurezza a cura di Demos e dell’Osservatorio di Pavia

Venerdì 21 novembre, ore 11 a Roma
presso l’Aula della Biblioteca del CNEL

Presentazione del dott. Bordignon ( Demos )

Presentazione del dott. Nizzoli ( Osserv. Pavia )

LA SICUREZZA IN ITALIA: SIGNIFICATI, IMMAGINE E REALTA’ (SINTESI)
I dati del secondo Rapporto sulla Sicurezza in Italia, realizzato da Demos per la Fondazione Unipolis, in collaborazione con l’Osservatorio di Pavia, suggeriscono un cambiamento profondo rispetto a un anno fa, a tal punto che pare quasi di trovarsi di fronte ad un altro paese. Sembra
finita la “grande paura” che aveva attanagliato a lungo la società italiana, negli anni scorsi,
fino a raggiungere livelli eccezionali nei mesi che vanno dall’autunno del 2007 fino alla primavera del 2008. L’indagine osserva il tema da una doppia prospettiva, mettendo a confronto percezione, rappresentazione (e realtà): i dati raccolti da Demos, mediante un sondaggio su un campione ampio della popolazione nazionale, propongono le principali misure relative all’opinione pubblica; l’analisi realizzata dall’Osservatorio di Pavia prende in considerazione la presenza del tema sui media, attraverso l’analisi dei Tg delle principali reti nazionali, Rai e Mediaset.
I SIGNIFICATI DELLA SICUREZZA
► Il 2008 segna un riassestamento di tutti gli indicatori riguardanti l’allarme criminalità in Italia.
Sebbene persista, nell’opinione pubblica, la diffusa convinzione di una progressione dei fenomeni criminali, il dato si ridimensiona. L’82% degli intervistati pensa che la criminalità sia cresciuta in Italia (contro l’88% del 2007). Ma gli indicatori di inquietudine si abbassano in modo ancora più sensibile se consideriamo le grandezze riferite al contesto di vita delle persone. Quanti percepiscono un aumento della criminalità nella propria zona di residenza sono tornati ampiamente sotto la maggioranza assoluta (40%). Si abbassa anche il livello di preoccupazione direttamente riferito a sé, alla propria famiglia, ai propri beni. Il timore più diffuso negli intervistati riguarda il rischio di veder violata la propria abitazione (il 21%). A seguire troviamo il timore di subire una truffa legata ai sistemi di pagamento elettronico e del furto del mezzo di trasporto (19%). La possibilità di subire scippi o borseggi inquieta il 15% della popolazione. Tende ad indebolirsi anche il legame “percepito” tra immigrazione e criminalità: a vedere l’immigrazione come un’insidia per l’ordine pubblico e la sicurezza delle persone è
circa una persona su tre (36%). Dall’altra parte, il 42% considera il fenomeno migratorio come sorgente di arricchimento e apertura culturale.
► Nonostante l’attenuazione dell’allarme sociale generato dalla criminalità, il senso di insicurezza rimane comunque elevato e continua a generare reazioni fra i cittadini. Rimane forte la domanda di
controllo e protezione: otto persone su dieci chiedono una maggiore presenza delle Forze dell’Ordine sulle strade e nei quartieri. Ma va sottolineato anche il valore dei rapporti interpersonali e della conoscenza reciproca: per il 71%, al fine di garantire la sicurezza, è necessario che le persone si conoscano e si frequentino maggiormente. La “riscoperta” del pubblico, poi, è avvalorata dalla crescita di quanti ritengono di potersi rivolgere alle istituzioni quali “garanti” della
sicurezza. Le associazioni di volontariato rimangono il riferimento privilegiato (62%), ma viene rivalutato anche il ruolo del Comune (25%) e dello Stato (22%). Rimane, tuttavia, la tentazione di difendersi da soli. Il 7% ha acquistato un’arma, mentre è circa una persona su quattro ad
aver stipulato una polizza assicurativa contro i furti in casa. I sistemi elettronici antifurto sono presenti nelle case di un intervistato su tre; la presenza di porte o finestre blindate riguarda il 44% del campione.
► Guardando alle “altre” minacce per l’incolumità fisica, la preoccupazione di essere vittima di un infortunio sul lavoro coinvolge circa il 10% della popolazione (oltre il 20% tra gli operai).
Soprattutto, esso, si abbina alla percezione generale che la sicurezza nelle fabbriche e nei cantieri sia diminuita, nel corso degli ultimi anni (47%). Allo stesso tempo, la paura di essere vittima di un incidente sulla strada accomuna tre intervistati su dieci. Se messe in relazione alle altre
fonti di insicurezza, le dimensioni legate alla criminalità tendono però a passare in secondo piano: l’insicurezza economica e l’insicurezza globale continuano a superare quella riferita alla criminalità.
► Nonostante la crisi finanziaria, le ansie riferite alla dimensione economica rimangono pressoché stabili rispetto al 2007. Solo la paura della disoccupazione segna un significativo ampliamento (34%). La paura di perdere i propri risparmi continua a coinvolgere circa un quarto dell’opinione pubblica italiana. Preoccupa di più il rischio di non avere (o perdere) la pensione (33%) e, soprattutto, la possibilità di non avere abbastanza soldi per vivere (38%). Più o meno la stessa quota di persone si dice preoccupata per la crisi internazionale delle banche e
delle borse (39%). Su livelli ancora superiori troviamo le paure di matrice globale: come nel 2007, continuano a collocarsi in cima alla lista dei temi che preoccupano. A presentare questo tipo di caratterizzazione sono innanzitutto le problematiche di natura ambientale. La sicurezza dei cibi preoccupa il 43%; la globalizzazione genera inquietudine nel 35% degli intervistati. Pochi punti più in basso si colloca la paura di essere vittima di atti terroristici (32%), oppure la possibilità che scoppino nuovi conflitti nel mondo (29%). Esiste poi una “angoscia indefinita”: una paura generica e indistinta, senza un bersaglio o una fonte precisa (e per questo ancora più difficile da gestire e comprendere). Una persona su tre afferma (35%): “a volte mi sento angosciato e preoccupato senza sapere il motivo preciso”.
► L’insicurezza per l’incolumità fisica investe soprattutto alcuni segmenti della popolazione: le donne (43%), con un livello d’istruzione medio-basso (37-38%), residenti in comuni medio-grandi, in particolare nel Mezzogiorno (41%). Contano anche la densità dei reticoli sociali e le ore di esposizione televisiva (chi vede la tv per più ore al giorno è più preoccupato). Nel caso dell’insicurezza economica, l’identikit conferma la caratterizzazione femminile e la presenza di
soggetti con un titolo di studio basso. Sono poi soprattutto le persone in età centrale a dirsi maggiormente preoccupate su questi aspetti, in particolare nella fascia 25-34 anni. Anche su questa dimensione l’incidenza del fattore mediatico è influente. Per quanto attiene all’insicurezza globale, le aree di maggiore criticità riguardano le persone di età centrale e, ancora una volta, i residenti nelle regioni del Centro-Sud (78%). Essa “colpisce” maggiormente l’elettorato di centro-sinistra e chi è attivo nel mondo dell’associazionismo.
L’IMMAGINE DELLA SICUREZZA NEI TG
► L’andamento del numero delle notizie sulla criminalità manifesta, nel periodo 2005 – 2008, un trend crescente e nel 2007 si assiste ad una vera e propria esplosione di notizie relative ad atti criminali. Realtà e notiziabilità si muovono in modo autonomo. All’esplosione dell’attenzione mediatica nel 2007 corrisponde una diminuzione, se pur lieve, del numero dei reati. Inoltre, se consideriamo le indagini demoscopiche, vediamo come, al diminuire dei reati e al contemporaneo crescere delle notizie sulla criminalità, la percezione dell’opinione pubblica segua il dato mediatico e non quello reale. Quando poi le notizie sulla criminalità diminuiscono e i reati diminuiscono anche la percezione diminuisce, e di molto (53,1% primo semestre 2008 contro 39,8% secondo semestre 2008).
► La quantità di notizie dedicate da Mediaset alla criminalità è sempre superiore a quella trasmessa dalla Rai; in particolare nel secondo semestre 2007, quello di massima allerta criminalità, la differenza tra i due network è molto rilevante. In Rai, le singole testate hanno un rapporto tra di loro fisso di gerarchia tra numero di notizie: Tg1 sopravanza Tg2 che sopravanza Tg3. Diversa la situazione in Mediaset: il Tg di Rete 4 dà lo spazio minore alle notizie di reati e presenta una notevole stabilità. Sono invece Tg5 e Studio Aperto che, a partire dal I semestre 2007, presentano un atteggiamento di grande attenzione verso la criminalità, tanto da spiegare, con le loro scelte editoriali, buona parte della variabilità del fenomeno complessivo.
► Approfondiamo la grande concentrazione di notizie che abbiamo visto essere andate in onda nel periodo settembre-dicembre 2007. Se analizziamo il picco di novembre 2007 vediamo la presenza di alcuni eventi che hanno raggiunto la soglia di attenzione per diventare dei casi
mediatici. L’insieme di questi eventi è stato raccontato da 451 notizie su un totale di 911 complessive del mese. Le altre 460 notizie spaziano sui reati più vari e nelle zone più diverse.
Gli eventi mediatici sono complementari ad una varietà ampia di crimini, situazioni, soggetti colpiti e livelli di allarme.
► La tipologia dei reati che raggiunge la notiziabilità è assai varia. Nel 2007 le notizie sugli omicidi hanno un autentico picco: 1442 notizie nel II semestre e 958 nel I relative ad Altri omicidi è un dato notevole se lo sommiamo a quello, 134, degli Omicidi per rapine nel II semestre 2007.
Siamo di fronte ad un’ondata mediatica davvero particolare, soprattutto se messa in relazione con il trend dei reati in diminuzione nello stesso periodo.
► Un approfondimento relativo ai due periodi di rilevazione delle indagini Demos consente di confrontare l’agenda complessiva dei Tg con i risultati ottenuti dai sondaggi. Il primo commento riguarda ancora la criminalità. Le notizie relative ai reati alla persona e alle cose con coinvolgimento della persona sono le prime sia nel 2007 che nel 2008, con una sensibile diminuzione, nei due anni, del 6%; seguono Altri reati con una tendenza opposta (più 5% tra il 2007 e il 2008). L’insieme della criminalità invece è molto stabile: il 50% nel 2007 contro il 49% nel 2008. Questo dato sembra suggerire che esista una quota fissa di notizie, attorno al 50%, riferite all’insicurezza da criminalità. Il secondo tema legato all’insicurezza riguarda l’incertezza
economica, che, complice l’esplosione della crisi economica mondiale, nel 2008 subisce un incremento sensibile passando dal 16% del 2007 al 27%. L’agenda dei telegiornali cambia tra il 2007 e il 2008: diminuisce la paura dello Scoppio di nuove guerre nel mondo (11% vs 4%) mentre rimane costante per gli Atti terroristici (4% vs 3%).
Gli ultimi temi di una certa rilevanza sono quelli legati a La distruzione dell’ambiente e della natura (intorno al 5% in entrambi i periodi considerati), Avere problemi di salute (sempre intorno al 3%), Essere vittima di un infortunio sul lavoro (1% vs 3%).
Novembre 2008

PRC-Molfetta


Un commento il “la sicurezza in Italia

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